Reddito di cittadinanza: obbligo di formazione per 6 mesi nel 2023
Chi prenderà il reddito di cittadinanza nel corso del prossimo anno dovrà seguire un corso di formazione di 6 mesi. Come indicato nel disegno della Legge di Bilancio 2023 il sussidio sarà erogato nei confronti dei beneficiari in età lavorativa per massimo 8 mensilità. Sono escluse alcune particolari categorie
Reddito di cittadinanza, nel 2023 i beneficiari saranno tenuti a seguire un corso di formazione per 6 mesi.
Questa è una delle novità incluse nel disegno della Legge di Bilancio 2023.
La disciplina del reddito di cittadinanza viene completamente revisionata. Il sussidio sarà abolito a partire dal 2024, mentre per quanto riguarda il prossimo anno sarà erogato con un limite massimo di 8 mensilità.
I percettori, dunque, saranno obbligati a frequentare un corso di formazione o riqualificazione professionale, in caso contrario si perde il diritto al beneficio.
Reddito di cittadinanza: obbligo di formazione per almeno 6 mesi nel 2023
Il reddito di cittadinanza è una delle misure oggetto di intervento nel disegno della Legge di Bilancio 2023.
Le novità sul tema sono diverse, una su tutte l’abolizione a partire dal 2024.
Il 2023, dunque, sarà l’ultimo anno per il reddito di cittadinanza, il sussidio introdotto su proposta del Movimento 5 Stelle nel 2019 in favore di famiglie e lavoratori che si trovano in uno stato di povertà o difficoltà economica.
Come si legge nel testo della bozza della Manovra in circolazione, inoltre, per questo ultimo anno la misura sarà ampiamente rivisitata.
Il sussidio economico, infatti, sarà erogato per un limite massimo di mensilità. Sarà possibile percepire il reddito di cittadinanza per un massimo di 8 mesi, invece che per i 18 mesi, anche rinnovabili, come è stato finora.
La novità si applica in particolare a tutte le persone dai 18 ai 59 anni occupabili, cioè in grado di lavorare, mentre sono esclusi i nuclei familiari con persone disabili, minorenni o anziane (almeno 60 anni).
Dal 1° gennaio 2023, pertanto, i soggetti tenuti a sottoscrivere il Patto per il lavoro e il Patto per l’inclusione sociale, cioè il percorso personalizzato di accompagnamento verso il reinserimento nel mondo del lavoro, sono obbligati a seguire un corso di formazione o riqualificazione professionale.
Nel caso di mancata frequenza al programma assegnato, il nucleo del beneficiario del reddito di cittadinanza perde il diritto alla prestazione. Saranno le Regioni a trasmettere all’ANPAL, l’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro, gli elenchi dei soggetti che non rispettano tale obbligo.
Reddito di cittadinanza: le misure per favorire il reinserimento lavorativo
La frequenza del corso, dunque, diventa un elemento imprescindibile se si intende mantenere il sostegno economico e uno degli strumenti di politica attiva che si pone l’obiettivo di favorire il reinserimento lavorativo attraverso la definizione di percorsi personalizzati è il Programma GOL, Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori, fulcro dell’azione di riforma delle politiche attive del PNRR.
Il problema del reddito di cittadinanza, come evidenziato dal XXI Rapporto INPS, è proprio quello della ricerca di un impiego e dell’inserimento efficace nel mondo del lavoro.
Se da un lato il sussidio funziona come strumento di assistenza contro la povertà nei confronti di chi non può lavorare per condizioni soggettive ed oggettive (per queste categorie infatti il sostegno sarà mantenuto) dall’altro non funziona bene come strumento di politica attiva e di stimolo all’occupazione.
Da questo punto di vista un’altra novità per favorire l’inserimento lavorativo è data dal fatto che il lavoro stagionale o intermittente sarà compatibile con la percezione del reddito entro il limite di 3.000 euro, così da favorire l’impiego anche in attività stagionali.
Inoltre, tutti i percettori del beneficio saranno inseriti anche nei vari progetti utili alla collettività e gestiti dai Comuni.(fonte:informazionefiscale.it)
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